Stadio di San Giovanni a Piro, Sorrentino: «Mutuo trentennale per realizzarlo. A chi serve?»
| di Marianna ValloneCon una lettera aperta l’avvocato Alberico Sorrentino spiega che i soldi spesi per realizzare lo stadio comunale a San Giovanni a Piro, inaugurato sabato scorso alla presenza dell’ex bomber sudamericana Careca, si sarebbero potuti risparmiare a favore di un campo da calcio più piccolo e senza mutuo trentennale di un milione di euro. Sorrentino esprime le sue perplessità anche su altre scelte dell’amministrazione Palazzo
Ecco la lettera integrale
Chi non ricorda le “bombe” di Careca al San Paolo?! Conservo ancora gelosamente le VHS di mio padre. Ahimè, ho sentito solo narrare delle gesta di un certo Diego e di quel bomber che oggi passeggia a Scario e scatta selfie con turisti e residenti.
Come potrei non essere contento, da tifoso del Napoli, nel giorno della partita per antonomasia, di sapere che Antonio Careca inaugura lo stadio Comunale di San Giovanni a Piro?! Un momento di festa per grandi e bambini.
Sebbene ciò, “cui prodest”?
Il fatto di fare delle scelte amministrative è certamente cosa buona. Le stesse però non possono non essere oggetto di opinione, soprattutto in un contesto in cui, come quello sangiovannese è venuto meno nell’ultimo quadriennio il caposaldo della democrazia. L’assenza di un gruppo di opposizione non permette quell’opera di controllo necessaria nella gestione della cosa pubblica. Perché l’azione amministrativa deve essere trasparente, efficace ed adeguata. Lo insegnano in tutti i corsi di laurea in giurisprudenza e non solo. Il rischio è quello di sfociare in una “pace sociale” solo apparente e in una sudditanza del pensiero che se non allineato a chi governa, va quasi eliminato.
Da “pater familias” sarebbe corretto porsi una semplice domanda: vale la pena attivare un MUTUO TRENTENNALE di oltre un milione di euro per realizzare un’opera che neanche le squadre di calcio che orbitano in serie B hanno a disposizione? A chi è destinata quest’opera? Dove sono i giovani che dovrebbero calpestare quel bellissimo manto all’ombra del Bulgheria? Queste sono le misure per “combattere” lo spopolamento delle aree interne di cui si parla? Non sarebbe bastato un “normalissimo” campo da calcio o, piuttosto che effettuare un accesso al credito sportivo, attendere delle forme di finanziamento a fondo perduto per questo tipo di strutture? Così facendo, con l’accensione di un mutuo (che pagheranno i miei nipoti) abbiamo raggiunto dei limiti di indebitamento, saturando quasi completamente questa fonte di finanziamento.
Abbiamo l’abitudine nel Cilento di agire sempre in maniera confusa. Da cittadino e professionista mi chiedo dove vogliamo portare questo territorio tra 20 anni e per farlo bisogna intraprendere oggi la rotta giusta. L’asfalto e la pietra elettorale pagano nell’immediato ma senza visione.
Provo ad immaginare cosa sarebbe stato il “mio Comune” se trent’anni fa, quando si decise di urbanizzare in maniera selvaggia diverse località, avessimo pensato in maniera lungimirante con la realizzazione di complessi turistici che si amalgamassero con la macchia mediterranea. Invece sono spuntate casette come funghi, altro che Parco. Sono sicuro che presto vedremo delle “piscine” anche in zone sottoposte a riserva ambientale integrale e potremmo sfruttare a tal proposito i “fari” del concerto (adoriamo Vinicio Capossela, sia chiaro) al tramonto che avrà l’effetto narcotizzante di rinviare i “problemi” di cui si disquisisce alla prossima estate.
C’è un problema comprensoriale da affrontare, dovremmo iniziare a ragionare immediatamente in ottica di Golfo di Policastro, di distretto turistico che esiste solo in via aleatoria. Sono completamente assenti cooperative di servizi e, non ultimo, non siamo stati ancora capaci di realizzare un sistema di depurazione comprensoriale buttando ciò che scarichiamo nelle fogne all’interno di una delle nostre risorse più preziose: il mare!
Non esistono politiche che consentono un “effetto boomerang” perché la più grande risorsa di cui è carente il territorio del Golfo è il CAPITALE UMANO. Mancano professionalità e competenze e quei pochi giovani che restano non sono incoraggiati di certo a farlo, soprattutto se non “asserviti” al politico di turno. È questa la mentalità che va cambiata ad ogni costo. La logica del coprire l‘abuso dell’amico e di colpire il nemico che coincide con chi la pensa differentemente, ha distrutto il Meridione e non solo. Utopia? No, che le cose siano così non vuol dire che debbano essere per forza così
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