La violentava da un mese, la minorenne drogata e assoggettata. Altri due denunciati
| di Luigi MartinoLa violentava da un mese, la minorenne drogata e assoggettata. Altri due denunciati
Altri particolari sulla vicenda della minorenne stuprata a Marina di Camerota da un giovane che, probabilmente con la complicità di alcuni familiari – secondo gli inquirenti – da circa un mese assoggettava la ragazzina ad ogni richiesta, fino a fare ricorso alla droga per d stordirla e poi violentarla . Il 19enne, M.C.S. è in carcere con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata, poiché commessa ai danni di una minore di anni quattordici e con l’uso di sostanze narcotiche o stupefacenti. Altre pesanti accuse pendono sul giovane che ora si trova in carcere a Vallo della Lucania e sono quella di estorsione continuata, e di tentata riduzione in schiavitù, finalizzata alla prostituzione minorile aggravata.
Altri due denunciati Altre due persone sono state denunciate, un uomo ed una donna, anche loro rumene che estorcevano denaro alla piccola sempre minacciandola di rivelare alla madre che fumava. Il ragazzo è nel carcere di Vallo della Lucania a disposizione delle autorità.
I retroscena La vicenda si sposta ai primi di marzo ed è continuata fino a ieri sera quando gli agenti dei carabinieri, su mandato del pubblico ministero della procura di Vallo Della Lucania, Alfredo Greco, coordinati del luogotenente Massimo Di Franco, dopo approfondite indagini, sono entrati in quella casa ed hanno tratto in arresto il giovane rumeno, affiancati dagli agenti della Scientifica, ovvero dal personale specializzato in accertamenti tecnici di laboratorio, della Sis del Comando provinciale carabinieri, di Salerno, agli ordini del luogotenente Testa.
I fatti Dopo una perquisizione domiciliare avrebbero prelevato materiale biologico, rilevato su indumenti vari e necessario per i successivi accertamenti scientifici. A seguito di complesse indagini, i carabinieri hanno avuto modo di raccogliere «gravi e pesanti indizi» a carico del giovane. Infatti, partendo da quanto raccontato dalla piccola, si è passati all’esame costruito punto per punto dall’assistente sociale, e dall’educatrice di sostegno, che hanno assistito la giovane immediatamente dopo la denuncia dei fatti.
Un racconto genuino e attendibile Quella testimonianza, quel racconto è risultato «genuino ed attendibile». Da qui le indagini si sono estese, fino ad indagare il contesto familiare, sociale e culturale della piccola vittima.
Il ruolo della madre Determinante è stato il ruolo della madre della piccola le cui dichiarazioni hanno costituito una importante base di appoggio per ulteriori approfondimenti investigativi. Molte delle cose che ha raccontato agli inquirenti sono il risultato di quanto la donna ha potuto verificare personalmente . La madre è stata la prima destinataria del racconto della piccola. La prima ad avere saputo qualcosa di terribile. la prima ad essersi accorta dei comportamenti di quella giovane che da un mese era vittima di un inferno. La prima a comprendere che qualcosa non andava nelle abitudini di quella ragazzina.
Gli esami medici Anche gli esami medici specialistici a cui la ragazzina si è sottoposta hanno chiarito ulteriormente il quadro drammatico della violenza
L’analisi del caso I comportamenti criminali così come si sono delineati all’esito delle indagini, e che trovano conferma nelle accuse, secondo gli inquirenti «ricalcano purtroppo un iter abituale e terribile, proprio di alcune culture, contraddistinto dall’uso di sostanze narcotiche, finalizzate alla commissione della violenza carnale completa, spesso in danno di vittime dalla tenera età, a cui segue la minaccia di divulgare l’intervenuto approccio sessuale, per mascherata consensuale richiesta, ingenerando nella debole e giovane vittima, uno stato di completo assoggettamento all’estorsore, oltre che di incapacità e soggezione, finalizzata all’ulteriore ed immediata sottoposizione al dominio dell’aguzzino, tendente alla riduzione in schiavitù o servitù della giovane vittima, da indirizzare poi sulla strada della prostituzione, o del furto o dell’accattonaggio». Insomma è tipico di alcune culture violente attirare giovani ragazze con comportamenti affabili, poi somministrare loro, della droga per renderle disarmate e fragili, così da agevolare il compimento della violenza carnale senza troppa difficoltà. A quel punto quella giovane ragazza viene minacciata: a lei viene fatto credere che se non risponde adeguatamente e non si assoggetta a qualsiasi richiesta, quell’atto sessuale viene detto a tutti. Ma tutti però sapranno che lei è stata consenziente. Con quest minacce la giovane diventa ancora più fragile, ancora più intimorita, ancora più disarmata e quindi più dominata. L’opportuno viatico che spesso sfocia in schiavitù vera e propria e quindi in prostituzione di strada.
L’articolo sull’intera vicenda
Prima è stata attirata dentro casa, poi costretta a rispondere ad ogni richiesta sotto minaccia ed infine è stata violentata. E’ accaduto ad una ragazzina di soli 12 anni a Marina di Camerota. Autore della violenza un giovane straniero che abita con la sua famiglia nella cittadina turistica cilentana, probabilmente suoi complici, in più occasioni, sono stati i familiari. Il giovane è stato arrestato dopo una intensa attività investigativa condotta dal pm Alfredo Greco, della procura di Vallo della Lucania, affiancato dagli agenti dei carabinieri della caserma di Marina di Camerota, coordinati dal maresciallo Massimo Di Franco. Prima la segnalazione e poi una intensa attività investigativa, per diversi giorni e per diverse notti, che ha portato gli agenti a raccogliere gli indizi utili a fare scattare le manette per il giovane. Nei suoi confronti pende la pesante accusa di violenza sessuale, estorsione e riduzione in schiavitù.
Le prime ricostruzioni Secondo le prime ricostruzioni la ragazzina avrebbe cominciato a frequentare quella casa, che si trova nella zona centrale del borgo marino, doveva rispondere alle numerose richieste sia del giovane che, presumibilmente dei familiari, sotto minaccia. Se parli e se non fai quello che ti chiediamo, diciamo tutto. Ovvero avrebbero reso noto il fatto che la ragazzina fumasse. Sotto questa minaccia la piccola non riusciva a sottrarsi alle richieste. Temeva che i suoi venissero a conoscenza del fatto che fumava. Gli episodi si ripetevano, come in una escalation, fino a trasformarsi in una vera violenza sessuale. Stando alle prime informazioni e alla denuncia, alla ragazzina il giovane avrebbe versato in un bicchiere di coca cola, una sostanza che l’avrebbe resa incosciente, stordita, inerme, incapace di difendersi. Incapace di sottrarsi alle furie di quel giovane. Una volta immobilizzata si scaglia sul suo corpo e la violenta.
Lei racconta tutto Non c’era altro più da sopportare. Mai la ragazzina sarebbe potuta tornare in quella casa. Nessuna minaccia più sarebbe stata valida a farla ritornare in quelle mura intrise di violenza, tra quelle pareti che sanno di prigione. E’ stato molto più facile dire tutta la verità. Raccontare tutto ai propri conoscenti alla propria mamma. Così la giovane racconta tutto ai genitori. Così si mettono in motto le attività investigative che sono culminate oggi nell’arresto del giovane. Ora per lui si sono aperte le porte del carcere. Mentre per la giovane ragazza la speranza che sia fatta giustizia.
I curiosi Sono stati tanti i cittadini curiosi che si sono recati presso l’abitazione, dove i carabinieri e la scientifica erano intenti nell’accertamento di determinati dettagli. Il delinquente, un giovane 19enne di nazionalità rumena, si era già reso protagonista, in giorni trascorsi, di una rissa avvenuta in piena notte, sempre nei pressi di via Armando Diaz.
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