Tarro: «Covid: dal lockdown alla vaccinazione di massa. Cosa invece si sarebbe potuto – si può ancora fare»
| di Redazionedi An. Vu.
«Il libro parte dall’analisi di una gestione dell’emergenza Covid che in un anno ha già provocato (oltre ad una spaventosa crisi economica) 90.000 “morti per Covid” e un aumento della mortalità per patologie (prime tra tutte quelle cardiovascolari e tumorali) che, considerato il collasso del sistema sanitario, non sono state adeguatamente curate e prevenute». Lo dice il virologo Giulio Tarro nel suo libro “Emergenza Covid: dal lockdown alla vaccinazione di massa. Cosa invece si sarebbe potuto – si può ancora fare”.
«Nonostante ciò, si pretende di perseverare con questa gestione dell’emergenza annunciando ancora lockdown, mascherine, chiusure, caccia al contagiato, colpevolizzazione della gente… – dice Tarro – nell’illusione di fermare un virus ormai endemico, asintomatico nel 90-95% dei casi, e che potrebbe essere efficacemente affrontato, anche quando colpisce gli anziani, con tempestive cure».
«Il tutto – aggiunge – nella messianica attesa di vaccini che – come attestato dai pochi dati resi pubblici dalle case farmaceutiche che li producono – non garantiscono una immunità perenne né, tantomeno, una “immunità sterile” al vaccinato che continua, quindi, a trasmettere il virus. Vaccini che promettono soltanto di ridurre i sintomi di una infezione, pericolosa soprattutto per gli anziani, e che, incomprensibilmente, saranno imposti a tutta la popolazione. Una vaccinazione di massa che – oltre a moltiplicare i rischi, inevitabilmente connessi ai vaccini – non garantirà una pur provvisoria immunità di gregge; neanche se, centuplicando gli sforzi, si riuscisse a vaccinare tutti gli italiani in una settimana, e non in un anno e mezzo, come oggi si prevede».
«Il libro – dice Tarro – si conclude con una serie di concrete proposte per una nuova, efficace, gestione dell’emergenza. Intanto l’eliminazione di tutte le assurde “norme profilattiche” sinora imposte come le onnipresenti “mascherine” che, in molte nazioni, come la Russia ad esempio, non si usano più da mesi. Poi, invece degli inaffidabili tamponi disseminati senza alcun criterio dalle Regioni per mettere in isolamento i “contagiati” e annunciare fantomatici “focolai di Covid”, una stabile struttura di monitoraggio del contagio gestita dalla Stato che miri ad accertare il livello di immunità acquisita. Poi, la fine del deresponsabilizzante mercanteggiamento tra “esperti”, comitati, Regioni, e Governo per stabilire il da farsi; meglio, invece, un unico epidemiologo alla direzione sanitaria dell’emergenza. In più, è fondamentale una reale protezione per le categorie a rischio garantendo, soprattutto, la ripresa delle visite domiciliari e ambulatoriali. Basta, poi, con il terrorismo mediatico e l’estromissione di opinioni critiche. – dice ancora Tarro – E basta anche con la censura: tutta la documentazione relativa all’emergenza (ad esempio: le cartelle cliniche dei “morti per Covid”, gli studi scientifici che supportano la gestione dell’emergenza, i motivi dell’esclusione/inserimento di farmaci o terapie, o i contratti con aziende farmaceutiche) deve essere messa subito a disposizione del Parlamento, dei ricercatori e del pubblico».
«Non mi illudo, comunque che, senza un grande movimento di opinione, queste misure possano essere adottate a breve. Anche perché oggi la gente si è ridotta a credere che se non funzionano i lockdown la colpa è di qualche sciagurato che si abbandona alla movida e accetta quanto dichiarato da Antony Fauci, e cioè che, pur con le vaccinazioni, dovremo indossare la mascherina all’aperto almeno fino al 2023. La verità è, che, purtroppo, oggi sta scomparendo la speranza di potere tornare alla nostra vita. Una speranza che, invece bisogna riaccendere. Anche per questo ho fatto mettere sulla copertina del mio libro due innamorati che si tolgono la mascherina».
©Riproduzione riservata