Dario Fo, il femminismo e la tragedia greca
| di Giuseppe GalatoCorreva l’anno 1976 quando Dario Fo, insieme alla sua compagna d’arte e di vita Franca Rame, rivisitavano il mito di Medea, narrato già nel lontano 431 a.C. nella tragedia di Euripide.
Il riadattamento della coppia Fo-Rame è una decontestualizzazione della figura di Medea e dei fatti narrati da Euripide (di cui ricordiamo anche il riadattamento cinematografico firmato da Pier Paolo Pasolini e interpretato da Maria Callas), in un salto temporale dalla Grecia antica fino al centro-Italia degli anni ’70, anni in cui la figura della donna acquisiva un nuovo status anche grazie al movimento femminista nato qualche anno prima.
Similmente a quanto fatto da Fo e Rame accade nella rivisitazione della figura di Clitennestra da parte di Marguerite Yourcenar, una rilettura ancora una volta dai toni marcatamente femministi e contestualizzata in epoca recente.
Due monologhi interpretati in occasione del quinto appuntamento con VeliaTeatro, presso gli scavi archeologici di Elea-Velia, da Angela Malfitano: un palco semivuoto, uno spettacolo tanto intenso nei toni dell’interpetazione quanto scarna è la scenografia.
Angela Malfitano fa propria la condizione di due donne sopraffatte dall’uomo, dal maschilismo, e si strugge sul palco come in preda alla "follia" omicida di Medea e Clitennestra.
I due monologhi vengono dedicata da Angela Malfitano a Leo de Berardinis, personaggio originario del Cilento, e più precisamente Gioi Cilento, scomparso nel 2008.
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