Teggiano, la Principessa Costanza e il pressappochismo rinchiuso nel castello
| di Luigi MartinoAlla tavola della Principessa Costanza mi ci sono seduto anche io. Spavaldo mai quando varco i confini dell’entroterra di questo fazzoletto di Sud difficile e incontaminato. Qua, in fondo, molto dopo il Bulgheria e lontano dagli anfratti del mio mare, forse anche troppo lontano, c’è cultura e tradizione. Sembra poco, eh? Invece un gruppo di ragazzi, presi per mano da un direttore artistico navigato, hanno gettato sta roba in un pentolone che ribolle ai piedi dell’obelisco di San Cono e dopo hanno distribuito porzioni di bellezze ed esempi. Chi è arrivato fin quassù, ha fatto incetta di concretezza e collaborazione. E non discuto del fascino degli abiti cuciti a mano, dei neonati e degli anziani, oppure della partecipazione di un popolo intero che s’abbraccia e t’abbraccia, fino a toglierti il fiato. Qui, nella fetta della regione storica che un tempo era Lucania, c’è dell’altro. E non lo scopri se resti a casa seduto sul divano, con le mani impiastricciate nel tuo iPhone. Teggiano, patrimonio dell’umanità Unesco, ha rinchiuso musi lunghi e pressappochismo neIle torri del castello dei principi Sanseverino (attualmente Castello Macchiaroli) e per tre giorni ha ospitato migliaia di guarnigioni di soldati, con i loro comandanti (i castellani), e li ha fatti accomodare sul tetto del Vallo di Diano. Arroccati e con le panze piene. Medioevo compreso.
Foto Luigi Martino. ©Riproduzione vietata (https://martinoluigi9.wixsite.com/luigimartino)
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