Luoghi come il Cilento possono superare l’attuale crisi
| di Marisa Russo
Roma, ieri domenica 14 novembre 2010, Benedetto XVI, in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro, ha dichiarato che per rispondere alla crisi economica globale occorre un rilancio strategico dell’agricoltura. Lo scenario attuale, ha detto infatti il Papa, va preso in tutta la sua serietà, perché esso è “un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione”.
Occorre quindi, ha continuato il Pontefice, “rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro”.
La vocazione agricola del Cilento, che viene troppo spesso rinnegata nel desiderio di imitare modelli che sono divenuti fallimentari, va rivalutata e riaffrontata con riti e conoscenze antiche a cui dovrebbero aggiungersi nuove conoscenze, sistemi e mezzi moderni che ne facilitano il lavoro e danno produzioni migliori.
“Infatti – ha aggiunto il Papa– il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale”.
A questo va aggiunto anche che nei Paesi di antica industrializzazione vengono spesso incentivati “stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri”.
“Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali”.
Fondamentale, perciò, “coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”.
In questo Parco Nazionale, l’Agricoltura potrebbe divenire, per maggiore valore salutare e di richiamo di grande interesse, biologica ed, ancor di più, biodinamica, facendo così anche sviluppare un Turismo di qualità, un valore aggiunto per richiamare oltre alle bellezze naturali a questo territorio, che ha avuto la fortuna di non essere troppo violentato da itinera dimostrati perdenti. Tali offerte molto richieste, dovrebbero divenire punti fondamentali, matrici intorno alle quali sviluppare lavoro e qualità di vita in questo Cilento.
Il filosofo, che ho sempre seguito come maestro, Gerardo Marotta fondatore dell’Istituto di Studi Filosofici di Napoli, già molti anni fa, anche per un risorgere della Cultura in senso lato, per una qualità di vita migliore, era convinto che un neoumanesimo potesse formarsi lontano dalle grandi città, nei paesi ancora non disumanizzati. Fece così sorgere Centri Studi in tali luoghi….ma, purtroppo, invece queste realtà non comprendono i valori che possono alimentare, proporre ed accrescere, ma, disperatamente, tentano, per lo più, di imitare modelli già in decadimento!!
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