Terzo mandato, perché adesso De Luca potrebbe ancora decidere le elezioni

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Terzo mandato, perché adesso De Luca potrebbe ancora decidere le elezioni

«Tanto sempre di qui devono passare». Parole nette, pronunciate con i suoi fedelissimi. Vincenzo De Luca non nasconde la sua sicurezza di fronte al verdetto della Corte costituzionale sul terzo mandato, ma da politico navigato sa che la partita, in Campania, resta tutta aperta. La sentenza ha chiuso formalmente la porta alla sua ricandidatura, ma non lo ha affatto estromesso dai giochi. Anzi.

Il presidente uscente della Regione Campania conserva un’influenza tale da condizionare il futuro del centrosinistra, nel bene e nel male. Potrebbe presentarsi con una lista personale – già battezzata ufficiosamente “A testa alta” – e appoggiare un candidato alternativo al presidente, mettendo in seria difficoltà Elly Schlein e Giuseppe Conte. Oppure potrebbe usare quello stesso progetto politico come leva per trattare e rafforzare la coalizione.

La segretaria del Partito Democratico, finora restìa ad aprire un dialogo con De Luca, si trova ora con le spalle al muro. Sarà costretta, volente o nolente, ad avviare un confronto con l’ex sindaco di Salerno. Lo conferma Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania: «Abbiamo la responsabilità di aprire tutti insieme una nuova fase, anche con chi ha guidato la Regione».

Nel frattempo, anche Giuseppe Conte avrebbe già sondato il terreno con De Luca, mentre ai democratici non è sfuggito l’appoggio del presidente alla manifestazione promossa dal Movimento 5 Stelle. La situazione impone scelte complesse e compromessi difficili. Schlein non è incline a dialogare direttamente con quello che considera il simbolo dei potentati locali, ma la mediazione diventa inevitabile. Un possibile interlocutore? Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

Lunedì toccherà alla coppia Igor Taruffi–Davide Baruffi, esponenti dell’area emiliana del Nazareno, fare il punto con i vertici locali del Pd. L’obiettivo è preparare la strategia in vista delle elezioni d’autunno. Nessun incontro previsto con De Luca, che però – a giudicare dai suoi strali – difficilmente troverebbe sintonia con i due emissari. Non ha esitato a definire il Pd un «Pcus ai tempi di Breznev» e i suoi compagni di partito «miserabili», senza risparmiare ironie taglienti anche su Misiani, ribattezzato «il valoroso statista».

De Luca ritiene la sentenza della Consulta ingiusta, ma è convinto che lo indebolisca solo in apparenza. «Si apre un nuovo scenario», avrebbe detto ad alcuni alleati. Ma quello scenario, in realtà, lo ha già in mente da tempo. Conosce le mosse da fare, i nomi da proporre, i ruoli da contrattare. Ed è difficile immaginare che, in caso di vittoria del centrosinistra, nella prossima giunta regionale non ci sia spazio per una figura di sua fiducia.

Intanto, torna a circolare l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Salerno. «Se lo volesse davvero, non avrebbe bisogno di chiedere il permesso al Pd», raccontano dal suo entourage.

Nel quartier generale del Partito Democratico, la reazione alla sentenza della Corte costituzionale è stata di parziale sollievo. Ma la battaglia è appena cominciata. Schlein punta a conquistare quattro delle sei regioni al voto in autunno. In Campania propone il “modello Manfredi”, ma il nome del successore non è ancora definito. Si è parlato del rettore della Federico II, Matteo Lorito, ma il leader del M5S spinge per Roberto Fico, mentre De Luca preferirebbe Sergio Costa.

Le altre sfide riguardano le Marche, dove Schlein scommette su Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro; la Toscana, dove potrebbe arrivare il ricambio con Marco Furfaro al posto di Eugenio Giani; e la Puglia, dove la candidatura dell’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, sembra al momento imbattibile, anche secondo i sondaggi interni al centrodestra.

In Campania, però, tutto resta legato a un nome: Vincenzo De Luca. Anche senza potersi ricandidare, potrebbe essere ancora lui a decidere chi perde le prossime elezioni.

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