Antica Tradizione densa di significati
| di Marisa RussoDomenica 16 Gennaio si ripeterà a Sant’Antuono di Torchiara, ad opera del Comitato Festa condotto da Mario Picone, il rito purificatorio della “focara”, così definito il falò, di Sant’Antuono, in un misto di sacralità religiosa e pagana. Depositata la legna nella Piazza sovrastata dalla grande nuova chiesa dedicata a Sant’Antonio, che dall’alto della sua statua osserva partecipe, la sera del sedici, sarà accesa dopo la S.Messa, con l’annuncio dei fuochi d’artificio, prodotti dalla Ditta Contente Valerio di Vatolla, cui seguirà la benedizione del Parroco. La “focara” crepiterà festosa, illuminando l’habitat e riscaldando i presenti, avvolgendoli in aloni di caldo profumo. Infatti al termine a ciascuna famiglia sarà donata dal Comitato Festa una piccola terracotta con un po’ di brace su cui brucerà dell’incenso per “purificare” anche le proprie case.
Seguirà probabilmente, come negli anni precedenti, l’abbrustolimento delle salsicce di maiale, di quell’animale presente nelle icone del Santo, da lui assoggettato e vinto quale demone tentatore. Avverrà forse nella frazione di Copersito, o saranno mangiate in piazza in un insieme che lega tutti in ricordi passati e progetti futuri. L’indomani il Parroco, dopo la Messa delle ore 10 e la Processione per le vie del paese, con la Banda di Marina di Camerota, effettuerà la benedizione delle ciambelle di pane, dei “vicci”, e non solo degli animali, di cui il Santo è considerato protettore, ma anche delle auto.
La benedizione del pane, molto probabilmente, nasce dall’antica credenza che il grave male di quel tempo fosse dovuto all’ingestione di pane preparato con farina di segale cornuta.
Attraverso questo rito dagli echi orientali, dedicato al Santo esorcista di Eracleopoli nel medio Egitto, vissuto verso la metà del terzo secolo, che diede origine al più importante nucleo del monachesimo orientale, si esorcizza il male, mentre la materia si smaterializza in energia di rosso fuoco, simbolo anche del fervore spirituale.
Il Santo asceta che propose un sistema anacoretico di vita, a contatto con la Natura, con il piccolo campanello delle sue icone, sembra richiamare oltre ai valori spirituali, alla conservazione della Natura ed alla contemplazione del magico Cilento.
©Riproduzione riservata