Tra inchieste e ombre, la cappa sul Cilento

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Tra inchieste e ombre, la cappa sul Cilento

Le recenti indagini sul Cilento. Quanto avvenuto oltre 14 anni sempre nelle magnifiche terre cilentane con l’omicidio di Angelo Vassallo. Le “fritture”, le “ambulanze”. E ancora: gli scempi ambientali, lo sfruttamento della “cosa pubblica” come se fosse privata, il danneggiamento della Natura superando ordinanze, leggi, autorizzazioni. Tutto ciò e molto di più, anche se ovviamente a livelli diversi e legalmente più o meno rivelanti, fanno emergere una sorta di cappa “inquinata” sul Cilento, sul magnifico Cilento.

Una cappa che si è costruita giorno dopo giorno, elezione dopo elezioni dove politici di professione, sempre innocenti fino a prova contraria, hanno creato un orticello, poi un orto e infine un latifondo. Allo stesso tempo vassalli si sono accodati per due motivi, secondo me: il desiderio di avere potere anche se di riflesso oppure incapace di ribellarsi e quindi di poter creare un’alternativa.

Politica, criminalità, clientelismo hanno reso pesante il clima in un territorio dove il clima, meteorologico, dovrebbe essere l’attrazione. Recenti inchieste e notizie anche su acquisti di immobili all’asta nebulosi, di flussi di denaro continui, di elezioni “bulgare”, di appalti strani, hanno fatto suonare i campanelli di allarme che sono stati recepiti dalla Magistratura e le inchieste recenti lo dimostrano.

La domanda è come reagirà anche la società civile o la parte politica. Cosa si farà, se si farà qualcosa, per togliere una cappa insidiosa, una cappa inquinante, una cappa che il Cilento non merita e che dovrebbe dare la spinta a chi lo guida di fare un colpo di reni per rendere l’aria politica-amministrativa respirabile e meravigliosa come l’aria climatica. Un colpo di reni anche per supportare e sostenere le iniziative che creino anticorpi nella popolazione, nel tessuto economico, alle mire criminali. Ecco un altro Cilento è possibile. Occorre solo convincersene. O altrimenti altre inchieste, altri scandali rischieranno di mandarlo definitivamente kappaò.

Dall’altro lato, dal Vallo di Diano: dove non esistono indagini su questo tipo di attività e le indagini riguardano, invece, la criminalità organizzata che si è inserita nel comprensorio come hanno dimostrato recenti indagini che hanno mostrato come Camorra, ‘Nrandgheta e mafia tarantina hanno messo le proprie attenzioni sul territorio. Fortunatamente la Dia di Potenza, all’epoca guidata da Francesco Curcio mise un argine a questo tentativo di “colonizzazione” del territorio. Resta però il decennale problema dell’assenza del tribunale e della procura di Sala Consilina che ha tolto – occorre ripeterlo fino alla noia – un presidio di giustizia a un’area appetibile (non come il Cilento) per affari loschi.

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