Ostigliano, il culto di San Giovanni Battista
| di Giuseppe ConteIl 9 dicembre del 1583 la Chiesa di S. Giovanni Battista fu visitata dal vicario Galasso di mons. Belo. In modo ufficioso, è questa la prima attestazione che comprova l’intitolazione della chiesa madre al Battista, e credo sia la prima ad attestare anche l’esistenza della struttura sacra. La stessa fu visitata il 12 ottobre 1646 da Gerolamo Prignano di Novi e il 31 maggio del 1698, il fratello di Mons. De Pace, visitò la chiesa di San Giovanni di Ostigliano.
Da questo deduciamo con certezza – storicamente provata – che almeno a partire dal 1583, la chiesa parrocchiale di Ostigliano, è dedicata a San Giovanni, ma nel documento, non si fa cenno a un Santo patrono, pertanto non abbiamo certezza circa la data della sua elevazione a protettore del villaggio; tuttavia, credo coincida con il 19 gennaio anniversario della consacrazione della chiesa. Ironia della sorte, sappiamo il giorno preciso ma non l’anno ufficiale della sua consacrazione.
Se su date precise rimane qualche alone di dubbio, più sicuri siamo sul fatto che la venerazione di San Giovanni è d’importazione ellenica e riconducibile al mondo basiliano; stando a queste posizioni, possiamo dedurre che il suo culto sia ascrivibile in loco già prima del ‘500. Totalmente sicuri, invece, siamo sui tempi e le modalità rituali, secondo cui la ricorrenza veniva scandita in paese.
Nei tempi passati, il simulacro del Santo era portato in processione almeno tre volte l’anno in altrettanti giorni:
il 23 e il 24 del mese di giugno e il 29 di quello di agosto.
La sua commemorazione la possiamo distinguere in due periodi: la ricorrenza vera e propria del mese di giugno, giorno della sua nascita e ad agosto, anniversario della morte.
Per quanto riguarda giugno, le celebrazioni avevano inizio il giorno 16, data in cui si avviava la tradizionale novena, costituita da preghiere e canti intonati dai fedeli nella chiesa madre – tale procedura però, credo sia subentrata in tempi decisamente più recenti (non prima della fine dell’800) -.
La sera della vigilia (giorno 23) avveniva la tappa più significativa dell’iter delle celebrazioni: la processione delle lanterne.
La ricorrenza vera e propria, è ovviamente legata al 24, giorno in cui si ha l’apice della sacralità in tutti i luoghi in cui è venerato San Giovanni.
Ancora una volta si dava luogo alla tradizionale processione cilentana, questa volta nel senso più stretto della tradizione.
A differenza del 23, non sono più presenti le lanterne.
La statua a mezzo busto del Battista, era preceduta da una croce bifronte lignea e di argento sbalzato del 1611; di questa croce, entrambi i lati sono dettagliatamente scolpiti con immagini cristologiche e con l’effige di Giovanni.
Di seguito al santo è collocato il palio; a precedere il tutto non è escluso che vi fossero una serie di arredi da corteo, quali potevano essere ex-voto e stendardi recanti la memoria del Santo o semplicemente considerabili oggetti appartenenti ad un classico corteo processionale in stile cilentano.
Decisamente certa, è invece la presenza delle tradizionali cente (un tempo numerosissime), che i fedeli per grazia e devozione offrivano al santo; esse sfilavano appena prima del simulacro.
Simile è il corteo processionale che si verificava il 29 agosto.
Per meglio distinguere le due ricorrenze, molto simpaticamente quella di giugno era appellata come San Giuanni re le murtedde, mentre quella del 29 agosto come San Giuanni re le ‘ffico, entrambe riferite alla presenza di quel determinato tipo di pianta in quel periodo e consequenziali tra loro secondo un iter propiziatorio: l’augurio per rendere prospero il raccolto del frutto settembrino (i fichi).
Simbologia “rurale” e “cristiana” nella processione delle lanterne
Come già accennato, il 23 del mese di Giugno, al calar del sole, i fedeli presenti alle invocazioni in chiesa, si disponevano in processione, seguendo il corteo che si apriva con una schiera di persone (forse bambini), ognuna delle quali recava una lanterna accesa; il numero ovviamente non è casuale, ma oltre a ricordare la ricorrenza vera e propria simboleggiava anche le ore del giorno e di sicuro era legato ad una sorta di rito propiziatorio, probabilmente per affidarsi al santo e sperare in un raccolto prospero nell’annata.
Tuttavia, non possiamo forzatamente etichettare, tale usanza, come “rito propiziatorio”, ma possiamo supporre che vi sia un nesso simbolico fra cultura “rurale” e “cristiana”. A sostenere questa ipotesi, vi è il fatto che la ricorrenza era appellata secondo le produzioni arboree del periodo, e non a caso, a proposito dei fichi, Ostigliano poggiava la sua economia, proprio su quest’ultimo. Se Ostigliano ha un apparato di tradizioni, di sicuro quella delle “lanterne” è la più significativa.
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