Tribunale Vallo della Lucania: causa più vecchia d’Italia, senza sentenza dal 66
| di RedazioneQuando la causa venne istruita, in Italia il presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat e il Sessantotto, con i suoi cambiamenti sociali e le rivoluzioni culturali, sarebbe arrivato due anni più tardi. Erano altri tempi e un altro mondo. Nessuno avrebbe mai immaginato che quel contenzioso proposto in un piccolo Tribunale del Cilento sarebbe stato ancora in corso nel 2021. Ebbene sì, di quel vecchissimo processo ancora si parla nei corridoi del Tribunale di Vallo della Lucania, anche se sulla materia del contendere si è quasi persa la memoria. Pare si tratti di un contenzioso per questioni ereditarie, un processo che ha avuto vari stop e partenze, sicuramente un iter più unico che raro, di certo un esempio di come le lungaggini del sistema giustizia possano arrivare a determinare anche simili paradossi.
«La causa non può essere assunta in decisione, atteso che sul ruolo assegnato alla sottoscritta pendono oltre 1.700 procedimenti, il primo dei quali risalente al 1966», si legge in un atto con cui un giudice della sezione civile del Tribunale di Vallo della Lucania, subentrato di recente al ruolo, ha disposto il rinvio di un’altra causa al 31 maggio 2022. Nel 2019 un’indagine de Il Sole 24 Ore aveva riconosciuto al Tribunale di Vallo il primato di più lento d’Italia per la durata media dei procedimenti civili. Ora il fatto che tra i procedimenti pendenti ve ne sia uno risalente addirittura al 1966, quindi in corso da 55 anni, stabilisce un record che dovrebbe far riflettere sulle difficoltà di certe realtà giudiziarie. La giustizia civile è in grado di incidere molto sulla vita delle persone e sull’economia di un territorio. Il circondario di Vallo della Lucania ha competenza su un territorio che conta oltre 127mila abitanti e 51 Comuni della provincia di Salerno.
«In ragione di ciò – ha evidenziato il presidente Gaetano De Luca nell’annuale relazione sull’attività del Tribunale – sarebbe auspicabile un intervento legislativo in termini di ampliamento del territorio del circondario e dell’organico di magistrati e personale amministrativo, con possibile estensione nelle zone costiere a nord e a sud degli attuali confini, in modo da realizzare il Tribunale del Cilento». Per il momento la sproporzione tra numero di magistrati (si contano cinque ruoli civili) e procedimenti pendenti (ogni ruolo ha dalle 1.300 alle 1.700 cause), unita nell’ultimo anno all’emergenza Covid e ai rallentamenti che ha determinato sull’andamento della giustizia, è all’origine di lungaggini e criticità tali da rendere necessario, in diverse circostanze, abbattere le distinzioni tra civile e penale e fare in modo che giudici del penale svolgano anche funzioni di natura civile per smaltire gli arretrati. Cause successorie, cause per diritti reali, obbligazioni e contratti e in materia di famiglia sono tra le materie che più impegnano il settore civile della giustizia a Vallo della Lucania. Nel bilancio del presidente De Luca è evidenziato un calo delle sopravvenienze (stimato nel 12%) durante il 2020, ma nonostante ciò un aumento delle pendenze pari all’8%.
«Gravi sono le conseguenze delle stasi dei ruoli, specie civili, determinati dalle scoperture di organico o dalle ricorrenti maternità trascinatesi nel tempo e solo in parte compensate dalla dichiarata condizione disagiata della sede – si legge nella relazione del presidente De Luca -, L’ultimo interpello per quattro posti, infatti, ha prodotto solo due adesioni, peraltro di magistrati con pregressa diversa esperienza professionale. Il lungo e travagliato iter per la copertura del posto di presidente di sezione, a un anno esatto dalla scadenza del termine fissato nell’interpello, non si è ancora concluso a livello di plenum del Csm. E la richiesta di implementazione dell’organico di magistratura si è conclusa con l’aumento di due posti di giudice dei quali, però, non si conoscono i tempi di copertura». Tutto questo «blocca ogni tentativo di pianificazione di programmi gestionali per l’aggressione dell’arretrato». E così dal 1966 c’è un processo ancora in corso.
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