Truffa sui ‘bonus’: falsi per 79 milioni di euro. Arrestato consulente nel salernitano
| di RedazioneLa Guardia di Finanza di Formia, in collaborazione con la Procura di Cassino, ha portato alla luce un vasto sistema di frode volto alla creazione e commercializzazione di falsi crediti d’imposta. L’indagine ha rivelato che la truffa, con un valore complessivo superiore a 79 milioni di euro, si estendeva dalla provincia di Latina fino a quella di Salerno. Cinque persone risultano indagate nella provincia di Salerno, tra cui un consulente del lavoro di Battipaglia, ritenuto una figura centrale nell’organizzazione.
La frode: come funzionava
Secondo l’accusa, i crediti d’imposta venivano ottenuti in modo fraudolento grazie all’abuso delle misure di sostegno economico introdotte dal Governo con il Decreto Rilancio, varato durante la fase più critica della pandemia da Covid-19 per sostenere le imprese in difficoltà. Questi crediti, previsti per agevolazioni fiscali come i bonus per ristrutturazioni, facciate, sisma, ecobonus e superbonus, venivano invece falsificati per essere rivenduti e sfruttati illecitamente.
Misure cautelari: arresti e obblighi di firma
Le autorità hanno disposto un totale di undici misure cautelari, di cui quattro agli arresti domiciliari, tra cui il già citato consulente del lavoro di Battipaglia, e sette persone soggette all’obbligo di presentarsi quotidianamente alla Guardia di Finanza. Tra queste, figurano due rappresentanti di aziende di Serre. Anche altre persone di Baronissi e Scafati sono coinvolte, sebbene siano stati sottoposti solo a perquisizioni.
Nel corso dell’operazione, sono stati eseguiti numerosi sequestri e perquisizioni, mirati al recupero dei falsi crediti d’imposta e di beni mobili e immobili, conti bancari e preziosi riconducibili all’organizzazione.
Reati contestati e collegamenti con il crimine organizzato
La Procura di Cassino ha formulato pesanti accuse nei confronti degli indagati, che includono associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio. Tra i coinvolti figurano anche soggetti con precedenti penali, tra cui un individuo condannato per reati di estorsione e rapina.
L’inchiesta ha avuto origine dal monitoraggio di alcuni membri dell’organizzazione, già noti per essere stati coinvolti in frodi fiscali mediante l’emissione di fatture false a favore di imprenditori compiacenti. L’analisi dei dati ha evidenziato un modus operandi ormai consolidato, che prevedeva l’uso di documenti falsificati per ottenere i crediti d’imposta.
Il riciclaggio dei proventi illeciti
L’indagine ha rivelato che il profitto ottenuto dalla truffa, stimato in circa 8 milioni di euro, veniva riciclato attraverso complesse operazioni finanziarie. I fondi venivano trasferiti su conti correnti intestati a società estere, tra cui una con sede in Inghilterra, o su conti di trading gestiti dallo stesso consulente del lavoro. Parte del denaro veniva reinvestita in attività commerciali, sia mobiliari che immobiliari, come l’acquisto di quote societarie e immobili, e persino in attività di gioco d’azzardo online, allo scopo di giustificare il possesso di ingenti somme come vincite legali.
Un’altra tecnica utilizzata dall’organizzazione consisteva nell’emissione di fatture false tra società coinvolte nella truffa, seguita dalla monetizzazione in contanti dei proventi illeciti.
Conclusioni
L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza rappresenta un duro colpo per il sistema di frodi fiscali legate ai crediti d’imposta, una problematica acuita dall’emergenza sanitaria che ha visto l’introduzione di misure straordinarie di sostegno economico. L’inchiesta ha evidenziato come un articolato gruppo criminale sia riuscito a sfruttare queste agevolazioni per finalità illecite, arrecando un danno considerevole alle casse dello Stato. Le indagini sono ancora in corso per accertare ulteriori responsabilità e recuperare i fondi sottratti.
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