Turismo nel Cilento, Renzi e sanità nel Vallo di Diano: l’intervista a Tommaso Pellegrino
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
“L’ospedale di Sant’Arsenio rappresenterebbe un prezioso, importante e utile punto di riferimento in questo momento di grave emergenza sanitaria nel territorio del Vallo di Diano». Questo è stao il suo appello rivolto al governatore De Luca.
L’ospedale di Sant’Arsenio rappresenterebbe un appoggio importante per l’ospedale di Polla, che certamente non poteva essere organizzato per un’emergenza di questo tipo, e, anzi, va dato merito agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, al personale para-sanitario, per il lavoro straordinario che hanno fatto, cercando di fronteggiare al meglio questa emergenza. Poiché andiamo verso una fase in cui dobbiamo abituarci a convivere per un periodo con il virus, una fase in cui non possiamo permetterci di bloccare delle strutture sanitarie come l’ospedale di Polla dove il coronavirus non ferma patologie come i tumori, non ferma gli ictus e gli infarti, è chiaro ed evidente che Sant’Arsenio, che è una struttura alla quale sono stati già assegnati dei fondi, poteva essere un punto di riferimento importante da destinare, in questa fase di transizione, all’emergenza Covid-19, per poi essere utilizzato come ospedale territoriale così come è stato pianificato e programmato dalle delibere regionali. In più, avendo già destinato i soldi, ed avendo in questa fase la possibilità di realizzare lavori superando quei vincoli burocratici che ci sono ogniqualvolta bisogna procedere a lavori pubblici, si poteva intervenire immediatamente, dove anche gli operatori sanitari potevano lavorare con maggiore serenità e sicurezza. Questo significa dare maggiore sicurezza ai pazienti, alleggerendo così l’ospedale di Polla, che diventava quel presidio sanitario per tutte le altre patologie. Inoltre l’ospedale di Sant’Arsenio poteva diventare un presidio di riferimento di un’area molto vasta, che va dal Golfo di Policastro agli Alburni, quindi un’area vasta a sud di Salerno.
Presidente Pellegrino, purtroppo registriamo ogni giorno sempre nuovi contagiati nella zona del Diano. Come state affrontando questa emergenza?
Abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, un’emergenza impegnativa. Abbiamo circa 137 casi di persone contagiate dal Covid-19, e 15 decessi nel nostro territorio. E’ stato tra i territorio più colpiti della Campania. E’ stato fatto un grande lavoro da parte dei sindaci, da parte dell’Asl, per cercare soprattutto di mettere in sicurezza il territorio, con le quarantene, utilizzando tutti gli strumenti utili per arginare la diffusione a macchia d’olio del contagio. Soprattutto per evitare di mandare ancor più in difficoltà le nostre strutture sanitarie. Lavoro difficile, complesso, impegnativo e soprattutto affrontato con gli stessi mezzi e gli stessi uomini disponibili prima dell’emergenza. Dunque bisogna ringraziare chi si è impegnato in prima linea e anche i cittadini. Perché la maggioranza dei contagiati, fortunatamente, è in quarantena nelle proprie case e con senso di responsabilità stanno tutelando la loro salute e quella di tutti i cittadini.
Da presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, ha sentito i sindaci delle altre comunità colpite dal contagio?
Certamente, ho sentito più volte i sindaci dei comuni particolarmente colpiti. La solidarietà non è mancata. Come ente Parco abbiamo distribuito 5.000 mascherine FFP2 a tutti gli ospedali del territorio del Parco, per una maggiore protezione possibile e per un maggiore supporto al nostro personale sanitario e para-sanitario.
Lei è stato anche deputato, e recentemente è stato nominato coordinatore territoriale di Italia Viva per Salerno e provincia. È vero che, come lo stesso premier Conte sottolinea, «Del senno di poi son piene le fosse», ma comunque le pongo la domanda. Come sta gestendo l’emergenza l’attuale governo?
Non è facile gestire un’emergenza di questo tipo, invece è facile puntare il dito contro. Io penso che il governo si è trovato in una fase molto complessa perché ha dovuto gestire un’emergenza sanitaria, soprattutto in un paese in cui le autonomie regionali sulla sanità hanno dimostrato evidenti limiti. Non è stato facile, dunque, anche per il ministro Boccia coordinare il lavoro con tutte le regioni, assumere delle decisioni in modo tempestivo e assumersi delle determinate responsabilità. Oltretutto dover affrontare un’emergenza economica. Certamente con il senno del poi si possono dire e fare tante cose, però gestire un’emergenza che non ha precedenti, che ha una condizione molto particolare, non era assolutamente semplice e il governo ha cercato di fare il meglio possibile. Tutte le scelte fatte sono state adottate non con l’intenzione di creare problemi ma cercare di risolverli. Nonostante le regioni che, come si sono trovate in difficoltà, hanno chiesto aiuto al Governo. Anche su questo dovremmo poi rivedere alcune impostazioni del nostro Paese.
Matteo Renzi, leader del suo partito e suo amico, nei giorni scorsi è stato bersaglio di critiche per aver sostenuto l’idea di dover «iniziare a riaprire gradualmente l’Italia». Forse è stato prematuro?
Sicuramente non ha fatto nulla di intempestivo, anzi è stato il primo ad aprire un dibattito che è stato dal giorno dopo l’argomento di tutte le discussioni del nostro paese. Cioè, come far ripartire il paese. Un politico che ha oggi la responsabilità, e anche il coraggio di dire determinate cose, cercando di guardare un attimino prima e di programmare e pianificare determinate scelte, va lodato e apprezzato, non criticato. Ritengo che in chi prima lo ha criticato, per poi un secondo dopo aprire una discussione su come pianificare un’ipotetica fase 2, ci sia molta ipocrisia, molta strumentalizzazione. Matteo Renzi ha avuto il merito di aver detto delle cose che oggi rappresentano l’esigenza del Paese. Noi dobbiamo far ripartire l’economia. Come è pensabile oggi di continuare a bloccare i cantieri dei lavori pubblici, quando abbiamo le nostre strade deserte e si potrebbero fare degli interventi certamente utili e in condizioni di maggiore tranquillità e senza rischiare nulla dal punto di vista del contagio. Spiegatemi quale potrebbe essere il problema di rischio nell’aprire oggi un cantiere, che sistemi le nostre strade. Io penso che si possa correre più rischio ad aprire altre cose piuttosto che avviare un cantiere di lavori pubblici, all’aperto, ovviamente con delle garanzie. Nessuno vuole che si aprano cantieri in modo irrazionale, ma in modo controllato. Matteo Renzi ha detto esattamente questo. Non penso che siano eresie quello che sostiene, come mettere in sicurezza le scuole ora che sono chiuse. Oggi si possono fare interventi strutturali in un Paese che ha delle criticità strutturali nelle scuole. Mi chiedo perché non si possa intervenire. Quando dice di superare quella burocrazia che frena il paese, dice una cosa sacrosanta. Approfittiamo di questa esperienza negativa, per dire che bisogna far ripartire il paese, liberandolo da quella burocrazia che fino ad oggi gli ha creato una serie di problemi. È stato dunque il primo ad aprire un dibattito oggi più che attuale, perché oggi il tema è come far ripartire il paese, quali provvedimenti adottare. Allora, determinate cose bisogna farle. Per esempio, qual è la differenza tra consegnare una pizza piuttosto che un pacco alimentare. Il rischio è il medesimo. Alcune aperture vanno fatte, con le precauzioni e le dovute accortezze, ma bisogna riaprire il paese. Matteo Renzi è stato il primo a parlare di questo. Nessuno voleva aprire in modo irrazionale e incontrollato. Anzi ha detto pianifichiamo, programmiamo ma il paese bisogna farlo ripartire, e oggi dobbiamo assumerci la responsabilità di avere un’idea di come vogliamo far ripartire il paese perché altrimenti molte aziende rischiano di non aprire più.
Molti sostengono che una volta superata l’emergenza nulla sarà come prima, e che ritornare alla normalità sarà un percorso decisamente lento e difficoltoso.
Certamente nulla sarà come prima. Questa sarà un’esperienza molto forte che ha provato tutti a livello internazionale. Pensare che non cambieranno determinate cose è assurdo. Mi auguro che possa almeno servire a far emergere il meglio e non il peggio, e che possa servire soprattutto a creare nuove condizioni di ripartenza in modo da rendere il nostro paese più libero da vincoli burocratici, più meritocratico, rivedendo il sistema sanitario laddove ha avuto delle problematiche. Dobbiamo essere capaci e bravi da trarne conclusioni utili a determinare dei cambiamenti positivi.
La stagione turistica è in forte rischio. Lei è presidente di un Parco Nazionale che prevalentemente vive di economia turistica. Come bisognerebbe affrontare l’inevitabile crisi economica in territori come i nostri, in cui sono quasi totalmente le piccole e medie imprese, per di più stagionali, a trainare la nostra economia?
È chiaro che il nostro territorio soffrirà ancora di più. Essendo in un’area parco il turismo è un elemento importante che incide in modo forte sulle economie del nostro territorio, costituito soprattutto sulla piccola e media impresa. Per far ripartire il tutto bisogna stare vicino a queste piccole e medie imprese, bisogna dargli un aiuto anche concreto. Per questo aspettiamo anche risposte forti dallo Stato, perché è inevitabile che se non vogliamo mettere in ginocchio un settore delicato come quello turistico, dobbiamo aiutarlo a mantenerli innanzitutto aperti e poi vanno messi in campo una serie di strategie da coordinare anche con rappresentanti del settore. Anche noi come Parco faremo la nostra parte per cercare di rilanciare il settore del turismo, per cercare di ripartire. In questa fase di ripartenza, però, c’è bisogno di aiuti pubblici.
Quali misure bisognerebbe mettere in campo.
La prima cosa da fare credo è abbattere quel sistema di fiscalità che oggi rappresenta un dramma. Mettere in campo, dunque, dei meccanismi di agevolazione fiscale e liquidità per le imprese. Il terzo, voglio aggiungere, è quello della sburocratizzazione. Oggi piccole e medie imprese soffrono moltissimo perché vivono in un contesto di particolare burocrazia, allora liberiamole dalla burocrazia, diamogli un aiuto per quanto concerne le agevolazioni fiscali nette e rapide, e diamogli anche un sostegno da un punto di vista del pubblico. Con questo possiamo almeno creare le condizioni per poter ripartire e poi tocca anche a noi mettere in campo la strategia migliore per farle ripartire
Una delle prime conseguenze, forse uno dei pochi aspetti positivi di questa triste vicenda, è stato la riduzione dell’inquinamento. Molte immagini ci mostrano, da Venezia ai nostri paesi, come la fauna si stia riappropriando del terreno a lei tolto da noi uomini. Possiamo parlare di una nuova consapevolezza ambientale?
Certamente abbiamo assistito ad una natura che si è ripresa i propri spazi. Bloccando tutto era inevitabile oggi che l’ambiente potesse ottenere dei benefici. Però da qui ad arrivare ad una nuova consapevolezza ambientale me lo auguro, ci spero, però questo attiene molto alla sensibilità di ognuno di noi. Io penso che oggi ognuno di noi debba capire che l’ambiente è fra i temi principali per il nostro futuro. Se noi abbiamo un ambiente sano consegnamo un pianeta migliore ai nostri figli. Se continuiamo a distruggere il nostro ambiente andiamo ad ipotecare la salute dei nostri figli. Il patrimonio più importanti che noi abbiamo è proprio il parco nazionale, elemento di pregio quello dell’ambiente e oggi fortunatamente ne abbiamo uno che ha preservato tanti aspetti che consideriamo il punto di forza per noi e che consideriamo il punto di forza anche per tante aziende che investono nel territorio stesso.
Einstein sosteneva che «Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione». È insensato parlare oggi di mettere in discussione le logiche del consumismo e della globalizzazione gestita esclusivamente dai mercati?
Assolutamente non è insensato parlare del tema legato al consumismo e anche al tema della globalizzazione. Io penso che questa esperienza così forte ci faccia rivedere anche un po’ il concetto di globalizzazione legato soprattutto a quell’economia che in questi anni probabilmente ci ha spinti oltre in molti aspetti. Innanzitutto per quanto riguarda l’Europa stiamo vedendo quello che sta succedendo, quindi la prima grande considerazione è legata proprio al tema dell’Europa perché se non ci diamo un’identità forte dal punto di vista economico veramente diventa terreno facile per coloro i quali contestano oggi l’Europa, che invece io ritengo particolarmente importante. Però proprio sui temi dell’economia c’è bisogno di una maggiore armonizzazione, c’è bisogno di una maggiore sinergia tra i diversi paesi europei. Sul tema legato al consumismo probabilmente avevamo raggiunto gli eccessi, avevamo superato molti limiti e oggi si impone una riflessione forte legata al tema del consumismo che in questo momento penso in tanti stiano facendo.
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