Un altro terremoto giudiziario scuote il Cilento: il patto tra politica e criminalità
| di Luigi Martino
Maxi operazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Salerno all’alba di oggi. Dieci persone sono finite in manette con accuse che vanno dallo scambio elettorale politico-mafioso al tentato omicidio, dall’estorsione all’uso di armi da guerra. Gli arresti sono stati eseguiti a Torchiara, Capaccio Paestum, Terni, Baronissi e Sulmona, su mandato della procura di Salerno – Direzione Distrettuale Antimafia.
Il presunto patto tra politica e criminalità
L’inchiesta, avviata nel 2022, ha ricostruito presunti legami tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, Francesco Alfieri, e Roberto Squecco, già condannato per associazione mafiosa e considerato vicino al clan Marandino. Al centro dell’indagine, un presunto accordo elettorale tra Alfieri, Squecco e la sua ex moglie, Stefania Nobili, all’epoca consigliere comunale. L’intesa avrebbe previsto il sostegno elettorale a Alfieri nelle elezioni del 2019 in cambio della gestione del Lido Kennedy, struttura già sequestrata dalla magistratura ma rimasta nella disponibilità di Squecco tramite prestanome.
Minacce e un attentato sfumato
Secondo le accuse, quando l’amministrazione comunale di Capaccio Paestum ha avviato la demolizione parziale del Lido Kennedy – resa necessaria da un evento naturale che lo aveva reso pericoloso – Squecco avrebbe considerato violato il presunto patto. Da qui la decisione di inviare minacce dirette al sindaco Alfieri attraverso Antonio Bernardi, agente della polizia locale, e Michele Pecora, dipendente dell’ufficio cimiteriale. I due avrebbero fatto da intermediari con l’ex assessore alle politiche sociali, Mariarosaria Picariello, affinché riferisse al sindaco i messaggi intimidatori.
Nonostante le minacce, la demolizione del lido è andata avanti. In risposta, Squecco avrebbe poi pianificato un attentato dinamitardo contro Alfieri, coinvolgendo tre uomini di Baronissi: Antonio Cosentino, Domenico De Cesare e Angelo Genovese, i primi due con precedenti penali. Il piano prevedeva sopralluoghi e l’uso di esplosivi, ma non sarebbe stato portato a termine per un mancato accordo tra le parti.
Tentato omicidio e armi da guerra
Dalle intercettazioni sono emerse anche prove di un altro grave episodio: il tentato omicidio di Angelo Genovese, esponente criminale dell’area di Baronissi. A sparare sarebbe stato Domenico De Cesare, in seguito a una tentata estorsione subita dalla vittima.
Nel corso dell’indagine, inoltre, sono stati sequestrati diversi tipi di armi, tra cui un mitra Uzi e un kalashnikov.
Il ruolo dell’ex assessore
Mariarosaria Picariello, oggi dimissionaria, è accusata di favoreggiamento per aver fornito dichiarazioni ritenute false agli inquirenti. Secondo la procura, avrebbe cercato di coprire Squecco, Bernardi e Pecora, ostacolando così le indagini.
Il provvedimento cautelare potrà essere impugnato e le accuse dovranno ora essere esaminate nelle successive fasi processuali.
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