Una Certosa di Padula inedita e sorprendente nelle ricerche di Giuseppe Verga
| di Marianna ValloneUna Certosa di Padula inedita, sorprendente, capace di regalare suggestioni mai conosciute. È quella che si scopre grazie alle ricerche e agli studi di Giuseppe Verga, guida turistica e autore del libro “La Certosa di San Lorenzo a Padula. Viaggio nella città celeste di monaci e angeli” pubblicata dalla Casa Editrice Cilento.
Una ricerca – portata avanti da Giuseppe Verga e finalizzata alla promozione del celebre monumento certosino – che ha in parte svelato nel corso dell’iniziativa di Un Giorno da Certosino, della cooperativa sociale Il Sentiero. Una visita alla scoperta della Certosa di San Lorenzo, intervallata anche da scene di vita quotidiana interpretate da attori teatrali (prossimo appuntamento il 4 maggio alle ore 11).
La ricerca riguarda anche un prezioso affresco. «Negli anni Trenta del XVIII secolo, molti ambienti vennero sottoposti a lavori di ristrutturazione, alcuni persero la loro funzione originaria. Tra questi anche l’antico Capitolo, quando il priore Nicolò Scodes lo adattò a cucina, attrezzandolo con un forno, un passavivande, un bollitore, posto al centro dei fuochi, sotto una gigantesca cappa, tre tavoli in pietra di Padula e diverse vasche. – spiega Giuseppe Verga – In questa occasione il priore fece coprire l’affresco che decora la parete di fondo, raffigurante la Deposizione di Gesù dalla Croce, un tema poco adatto ad un ambiente gastronomico. Durante i lavori di restauro degli anni Ottanta del secolo scorso, grazie all’allora direttrice Vega de Martini venne riportato alla luce. Partecipa alla scena un personaggio che ha contribuito a fare la storia dell’ordine certosino ed a lui è collegata la simbologia dell’aureola con le sette stelle che contorna la testa di San Bruno: il vescovo Ugo di Grenoble. Lo riconosciamo per il bastone pastorale, al seguito di San Bruno e a sua volta seguito dai “monaci del chiostro”, riconoscibili per la loro cocolla lunga. Ad assistere alla Deposizione troviamo anche San Lorenzo in compagnia del suo strumento di morte: la graticola. Essendo un laico, i colti certosini commissionano al pittore Anellus Maurus di farlo seguire dai fratelli laici, chiamati barbetti per via del pizzetto che portavano. È presente alla scena la Maddalena, riconoscibile per il teschio e la pisside. Sulla destra in basso, sono poggiati a terra, i simboli della dignità vescovile, la mitra e il pastorale ad indicare il rifiuto di Bruno di diventare vescovo di Reggio Calabria».
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