Cilento, una prospettiva di sviluppo
| di Egidio MarchettiEsiste un Cilento che non conosce lo spopolamento tipico delle aree interne, agevolato sicuramente dall’apporto decisivo del turismo, dalla minore distanza dai grandi centri metropolitani e da una migliore orografia.
Si tratta dell’Alto Cilento dove, dal 2004, ci si è dotati di uno strumento aggregativo costituendo quell’Unione dei Comuni che oggi include una popolazione di oltre settantamila abitanti.
Una scelta saggia e lungimirante, capace di semplificare le politiche di programmazione, di fare economia di scala e di attrarre importanti investimenti pubblici e privati.
La svolta è palpabile proprio dal lato dell’iniziativa economica privata.
Non si contano i gruppi di elevato standing nazionale ed internazionale ad aver scelto proprio quest’area per venire ad investire.
Dalla grande distribuzione con Lidl, alla ristorazione con Mc Donald, Burger King e Old Wild West. Dalla logistica con due importanti gruppi, all’abbigliamento con Pepco e Conbipel fino all’elettronica con Media World.
Questo nuovo impulso deriva anche dall’appetibilità di un’area industriale completamente urbanizzata tra Agropoli e Giungano estesa per circa 200 ettari, a cui a breve si aggiungerà l’area di Capaccio-Paestum con analoga estensione, costituendo un polo di circa 500 ettari, con l’ambizione di rappresentare l’Area industriale del Parco.
Per non parlare di quello che sarà il parco tematico tra Agropoli e Capaccio-Paestum, dove su un superficie di circa 60 ettari, sorgeranno uno stadio, un palazzetto dello sport, un parco acquatico, un polo dedicato all’agroalimentare e varie piattaforme commerciali.
Tutti progetti sostenuti con capitali privati, aspetto che denota l’attrattività di questa zona e del potenziale di crescita che rendono profittevoli tali investimenti.
Aspetto non secondario, sono le opere migliorative che questi gruppi si sono impegnati a realizzare, grazie ai protocolli sottoscritti con le amministrazioni: una biblioteca, aree da dedicare allo sport. E poi rotonde, marciapiedi, viabilità in generale.
Quasi una inversione del tradizionale paradigma, dove sovente i Comuni sono costretti ad inchinarsi con il cappello in mano per pietire anche i più piccoli ed insignificanti finanziamenti, spesso concessi con il contagocce e, peggio ancora, con un tale ritardo, da far diventare vecchie anche le opere da realizzare.
Un modello da seguire per rompere l’immobilismo e scuotere le classi dirigenti cilentane, spesso ripiegate sempre sullo stesso vecchio copione, senza una visione di insieme, legate ad una quotidianità fatta di polemiche sterili, di stucchevoli divisioni campanilistiche e di inconcludenza.
Nella consapevolezza che la svolta nel Cilento, nel presente come in passato, quando si è compiuta, è accaduta grazie all’arrivo di imprenditori forestieri.
Ieri con il Club Med, il Touring Club, il Gruppo Pesenti, la famiglia Tartuffo nel settore turistico alberghiero.
Oggi con alcune aziende italiane e straniere disposte ad investire nel nostro territorio.
Più che una speranza, una possibilità per centinaia di giovani, i quali troveranno occupazione a casa loro, senza il bisogno di emigrare.
Con la consapevolezza che quest’area dovrà essere la locomotiva del Cilento, non solo in termini economici, quanto per l’esempio aggregativo da seguire su tutti gli altri aspetti: amministrativi, sanitari, sportivi, culturali, giudiziari, infrastrutturali. Creando una vera coesione territoriale, sviluppando una massa critica capace di salvare i presidi pubblici esistenti, rilanciando le aree interne quale attrattore di un turismo di qualità in maniera continuativa, fermando l’emorragia dei cervelli, autentica piaga da curare, tutti elementi indispendabili per uscire da una condizione di perifericità, non solo geografica ed economica, quanto politica e culturale, diventando finalmente protagonisti del nostro futuro.
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