La Cooperativa Yobel; quel Cilento che funziona
| di Lucia CarielloSi pensa che a volte i minori siano oramai desaparecidos, finiti nel nulla, invece sono tanti: 20 mila in carico alla “giustizia minorile”, altri affollano le strade, spesso risucchiati nei circuiti della devianza. È tutto molto triste, questa è una generazione senza padri e senza maestri ma soprattutto senza una autentica volontà relazionale, isolata nel suo guscio in una sorta di utopica attesa di un incontro risolutore. È su questi pilastri di autentico disagio sociale che la Cooperativa Yobel si manifesta, evidenziando competenza e professionalità nell’affrontare la complessità dei problemi educativi dovuti alla diversa tipologia dei ragazzi ed al fatto che quasi sempre essi sono segnati da un passato di sofferenza, un passato che va sapientemente e gradualmente “restaurato” affinché diventi elemento propulsivo di un progetto di vita.
La Cooperativa nasce nel gennaio 2001 in seguito ad una serie di esperienze di formazione dei soci che l’anno costituita, scegliendo di dare un nome altamente simbolico: Yobel, termine che indica il corno suonato presso gli ebrei per annunciare l’inizio dell’anno Giubilare. La cooperativa avvalendosi del “Progetto Policoro” della CEI ha deciso di vivere la propria esperienza operativa all’interno di una grande rete di valori, quale Federsolidarietà di Confcooperative; essa conformemente alla legge 381/91 non ha scopo di lucro ed il suo fine è il perseguimento dell’interesse generale della comunità, alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso il coordinamento con soggetti pubblici e privati. Si ispira, inotre, a quei principi che sono alla base del movimento cooperativo mondiale ovvero la mutualità, la solidarietà, l’impegno, lo spirito comunitario, il legame con il territorio ed un equilibrato rapporto con lo stato e le istituzioni pubbliche, e come oggetto, lo svolgimento delle seguenti attività:
– Promuovere il sorgere di nuove iniziative di cooperazione di solidarietà sociale;
– Svolgimento di servizi territoriali a favore dell’infanzia e della adolescenza;
– Stimolare la collaborazione tra le cooperative con finalità di promozione umana e di inserimento sociale dei cittadini che soffrono condizioni di svantaggio e di emarginazione.
Insomma il vecchio stereotipo di un Cilento ripiegato su se stesso sulle sue ataviche problematiche, incline al compianto di una esistenza irta di ostacoli a quanto pare è oramai tramontato. Crescita, sviluppo, solidarietà, queste le chiavi di volta di un territorio nuovo che vede grazie all’emersione delle innumerevoli eccellenze che lo caratterizzano riuscire ad equipararsi alle grandi realtà nazionali.
Questo il nuovo volto del Cilento? A quanto pare si.
©Riproduzione riservata