Murino a sua Santità

| di
Murino a sua Santità

Santità,
sono tra quelli che, numerosi, hanno applaudito alla nomina dei ventiquattro nuovi Cardinali, ma faccio parte anche  della schiera dei delusi: di quelli che non hanno visto imporre la “berretta” a personaggi che fortemente la meritavano: tra questi è certamente l’attuale vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania (SA), Sua Eccellenza monsignor Giuseppe Rocco Favale da Mont’pluso. Il suddetto presule vanta un merito che pochi hanno: quello di avere saputo unire in una sintesi equilibrata e perfetta, il Sacro ed il profano. Di veramente Sacro, non è dato sapere quanto ci sia, nelle sue iniziative episcopali. Di profano, invece, al teatro “La Provvidenza” da lui fondato a Vallo della Lucania, è riuscito magistralmente a mettere insieme, negli anni, l’immagine di Gesù – che continua testardamente a campeggiare sul boccascena dello stesso cine-teatro – con alcuni allestimenti teatrali osceni (memorabili sono rimasti: “Isso, essa e ‘o malamente” con Vittorio Marsiglia; “Le follie del monsignore” con Peppe Barra; “C’è un uomo nudo in casa” con Biagio Izzo; “L’ebreo” con Ornella Muti) e proiezioni cinematografiche scandalose del tipo “American Pie” (sull’ossessione adoloscenziale di perdere la verginità il film, dal punto di vista pastorale, è stato valutato come inaccettabile, per la sua complessiva immoralità). E che dire, poi, di “Natale a Beverly Hills” (una sequela imbarrazzante di doppi sensi da caserma. Volgarità assolutamente gratuite e una serie di situazioni pecorecce, che non hanno alcuna ragion d’essere). Si tratta, in verità, di un singolare quanto inusuale sincretismo religioso nel quale i confini tra sacro e profano diventano indistinguibili sicchè ne nasce una nuova e originalissima filosofia esistenziale. E’ il nuovo, moderno e grottesco “metodo Favale”, per annunciare la parola di Dio. <<…e come qualche volta ho detto anche nella presentazione dei vari cartelloni, io non ho paura che qualche spettacolo sia un pò troppo, un pò spinto come chiamiamo un pò noi – ha detto in un’intervista Sua Eccellenza Favale – perchè passo da una esperienza che almeno leggo sui giornali, io non ho avuto il tempo di fermarmi davanti alla televisione per guardare spettacoli o altro, quando si trova in una stanza con un televisore acceso, seduto su una poltrona così come stiamo un pò noi si vede uno spettacolo, si assorbe come la carta assorbente, si lascia influenzare negativamente o positivamente da quello che si vede>>.
Del resto la – su queste basi – legittima assegnazione del detto presule alla porpora cardinalizia era dimostrata anche dalla sua strettissima vicinanza a Gesù, dal momento che il suddetto ama farsi effigiare in immediate contiguità con l’immagine di Nostro Signore, sulla facciata delle Case canoniche da egli stesso edificate in Vallo della Lucania, impegnando, sembra, i fondi dell’8 per mille. “Raffigurato alla sinistra di Gesù, dunque, virtualmente in Paradiso, monsignor Giuseppe Rocco Favale, accoglie i fedeli con un  sorriso e li invita ad accomodarsi nel cine-teatro “Divina Provvidenza”. L’edificio della Curia abbellito sul frontone principale da un piastrellato in cui monsignore apre le braccia ai fedeli e li accoglie nella casa di Dio e, dall’altra parte, un secondo e ugualmente scenico complesso di maioliche in cui monsignore appare vicinissimo a Gesù, un palmo più vicino di quanto sia Papa Giovanni Paolo II, oltre le nuvole, già in Paradiso” (la Repubblica, 21/8/2005).
Non a caso, il vescovo, per sottolineare, forse, non solo la sua discendenza dagli Apostoli ed anche i prodigi di Gesù, durante la Passione, ha inaugurato la corrente stagione teatrale, nientemeno, col testo: “Il miracolo di don Ciccillo”.
Vorrà, pertanto, la Santità Vostra, prendere in considerazione la mia proposta di recuperare la posizione di Sua Eccellenza il vescovo Giuseppe Rocco Favale da Mont’pluso, con un Concistoro straordinario ad hoc, affinchè la meritata promozione al soglio cardinalizio possa comunque avere luogo ancorchè in seconda battuta.
Mi rendo conto che la proposta stessa si origina da un umile pulpito, qual è quello di questo povero figlio di Dio, ma, a volte le iniziative che provengono dal popolo sono quelle più sentite, veritiere e genuine rispetto a quelle avanzate da personaggi di ben più illustri natali.
Santità, come Ella ha affermato: “Il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio e potere personale, ha frainteso alla radice il senso di questo Ministero.”
Spero che la presente supplica possa trovare considerazione ed accoglimento presso la Santità Vostra.
Con osservanza e rispetto in Cristo Nostro Signore.
Il figlio di Dio Michele Murino

Consigliati per te

©Riproduzione riservata