Vassallo, il killer «imbottito di cocaina»: la verità è ancora incompleta

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Vassallo, il killer «imbottito di cocaina»: la verità è ancora incompleta

Sono trascorsi oltre 14 anni da quella tragica notte in cui Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, venne brutalmente assassinato con nove colpi di pistola mentre si trovava nella sua auto. Da allora sono passati 5.178 giorni, ma la giustizia non ha ancora trovato i responsabili materiali del delitto. A oggi, gli esecutori restano ignoti, mentre la Procura di Salerno ha parzialmente ricostruito il quadro sui presunti mandanti e sul movente. Tuttavia, le indagini non hanno identificato chi abbia premuto il grilletto, come ha dichiarato il giudice Annamaria Ferraiolo nell’ordinanza che ha portato agli arresti Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso.

Un delitto mascherato: l’ombra della droga e un killer “imbottito di cocaina”

Secondo le prime ricostruzioni, Vassallo potrebbe essere stato vittima di un giro di droga che coinvolgeva le coste cilentane e Napoli. Francesco Avallone, allora fidanzato della figlia di Vassallo, aveva riferito alla polizia dettagli inquietanti. Grazie alle confidenze ricevute da Pierluca Cillo, un immobiliarista vicino al sindaco, Avallone apprese che il killer sarebbe arrivato dalla provincia di Napoli e che, secondo i racconti, era sotto l’effetto della cocaina al momento del delitto. Sarebbe stato accompagnato da due salernitani, prelevati da un locale nel centro di Salerno la sera stessa dell’agguato. Le parole di Cillo suggerivano che il sindaco avesse scoperto un traffico di droga mascherato dietro l’ospitalità dei pentiti e dei loro familiari, che alloggiavano presso un residence nella zona di Acciaroli.

Confidenze e coperture: il ruolo del colonnello e la frase criptica della moglie del boss

Cillo rivelò ad Avallone una frase criptica, che sembra indicare la protezione di alcuni membri del sistema criminale. La fonte di queste informazioni sarebbe stata l’ex moglie di Cosimo D’Andrea, boss di Battipaglia, secondo cui Vassallo era stato eliminato dopo aver compreso i legami tra criminalità e droga nella sua zona. La donna avrebbe parlato di “cani coperti” e di “pali inguaiati,” alludendo alle protezioni offerte a figure come Cagnazzo e altri. Avallone, convinto della gravità delle informazioni, le condivise con lo stesso Cagnazzo, che reagì con indifferenza.

Aggressioni e reticenze: il prezzo della verità

Cillo subì un’aggressione fisica proprio in quei giorni, un episodio che portò ad accuse e ritrattazioni, culminate in un chiarimento in una pizzeria di Salerno. Queste vicende, segnate da intimidazioni e contraddizioni, intaccarono la sua credibilità agli occhi della Procura, causando ritardi e incertezze nelle indagini. La pista della droga venne accantonata temporaneamente, e il caso Vassallo restò a lungo in stallo, nonostante le esortazioni di Avallone a fare luce sui mandanti.

Un mistero ancora irrisolto

L’omicidio del sindaco-pescatore Angelo Vassallo, impegnato nella tutela del territorio cilentano, resta dunque avvolto nel mistero. A distanza di 14 anni, il caso ha svelato una rete complessa di relazioni tra criminalità organizzata e traffico di droga, ma la giustizia non è riuscita a identificare le mani che quella notte hanno tolto la vita a Vassallo. L’assassino è ancora libero, e la sua identità rimane una dolorosa incognita per una comunità che attende risposte.

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