Vassallo, l’esempio di Angelo in tutta Italia. La Fondazione: «Riferimento del buon amministrare»
| di Marianna ValloneMigliaia di fasce tricolore sul cuore ad ascoltare il racconto della vita e dell’azione di Angelo Vassallo, il Sindaco Pescatore. E’ la voce di Ettore Bassi a ricordare, a Genova, alla 40esima assemblea annuale Anci, davanti a centinaia di sindaci d’Italia, il sindaco di Pollica, simbolo di legalità e punto di riferimento del buon amministrare. In prima fila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Angelo Vassallo ricordato con la Fondazione nell’ultima settimana a Genova, a Maddaloni, ad Eboli, a Roma, dove si è tenuto il debutto del documentario “Quel che Resta”, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati.
Non era mai successo
«In quarant’anni di attività dell’Anci non è mai stato portato uno spettacolo o qualsiasi forma di intrattenimento», spiega al giornale del Cilento il presidente Dario Vassallo, da 13 anni in giro per l’Italia ed oltre, con la Fondazione Vassallo per portare la testimonianza e l’esempio straordinario di Angelo Vassallo, un sindaco dalla politica onesta e dall’amministrazione virtuosa, uomo integro e rigoroso, come ha evidenziato anche Antonio Decaro, presidente Anci a Dario Vassallo: «Per noi sindaci, Angelo è un punto di riferimento».
Ma come Angelo, sono soli tanti sindaci d’Italia. «Durante la presentazione del docufilm alla Camera dei Deputati, abbiamo raccolto la testimonianza di sindaci che, ancora oggi, si sentono soli, abbandonati, nella loro attività amministrativa. – dice il presidente della Fondazione – Si pensi all’esternalizzazione dei servizi, ad esempio. Spesso i sindaci si trovano a dover prendere decisioni contro grandi gruppi industriali, l’isolamento diventa inevitabile».
Un omicidio senza colpevoli
Da 13 anni la morte di Vassallo è senza colpevoli, senza mandanti e senza esecutori. Per il presidente della Fondazione la verità è vicina. «Non ci sarà un’altra marcia, perché entro la fine dell’anno gli assassini di Angelo saranno in galera». Dario ha anche chiesto alla Procura Antimafia di Salerno di accelerare ma l’ha anche ringraziata. «Il dottore Borrelli e Colamonaci hanno avuto il coraggio di fare quello che altri non hanno avuto il coraggio di fare, li ringrazio. Le carte sono sempre quelle, dal 6 settembre 2010. La Procura di Giuseppe Borrelli ha avuto coraggio – dice Vassallo – e non è una cosa da poco. Gli indagati sono soprattutto uomini dell’Arma dei Carabinieri. Indagare su tre soggetti appartenenti all’Arma dei Carabinieri non è facile per nessuno, mette di cattivo umore non solo noi ma anche chi deve indagare sui propri colleghi. Chi ha sbagliato deve pagare».
Cosa resta nel Cilento, dopo la morte di Vassallo
«Nel Cilento non resta nulla. Una strada contrapposta a quella che era quella percorsa da Angelo Vassallo. E’ sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo, non solo di povertà culturale, ma di presenza di camorra, ‘ndrangheta e mafie che convivono tranquillamente, al contrario di quello che qualche sindaco dice ancora, ovvero che qui la mafia non esiste; bisognerebbe indagare su di loro e i loro rapporti», dice Dario. «I miei ultimi 13 anni li ho dedicati completamente per questo Paese, insieme a mio fratello Massimo e alle nostre famiglie. Poteva essere una vita diversa, bellissima, ma non lo è stata, difenderò la nostra libertà a tutti i costi, tenendo lontani coloro che ancora oggi si spacciano per amici di Angelo».
©Riproduzione riservata