Vertenza Bus Bar e Comune di Agropoli, il gestore all’attacco: «Procedimenti fondati su atti falsi, sono andato in procura»
| di Antonio Vuolo«Il Bus Bar è ancora aperto al pubblico e tale rimarrà in attesa delle statuizioni della magistratura competente, che certamente farà giustizia, non intendendo adempiere spontaneamente a provvedimenti e ad un’ordinanza illegittimi poiché emessi a seguito di procedimenti fondati su atti attestanti il falso e comunque viziati da gravissime illegittimità». Non usa mezze parole Ciro Peruggi, amministratore unico di Alternative Group, la società che gestisce il bar del terminal bus di Agropoli, al centro di un contenzioso legale contro il Comune di Agropoli, che nel 2012 gli aveva affidato in concessione i locali per uso bar ubicati all’interno della stazione degli autobus.
«Probabilmente, vista la inconsueta solerzia degli uffici, il sottoscritto si spiega la ostinazione del Comune di Agropoli nei confronti della società che gestisce il Bus Bar poiché forse si vorrebbe destinare i locali ad altre persone di maggior gradimento e/o più vicine all’Amministrazione – aggiunge l’imprenditore – A tal proposito, recentemente il sottoscritto ha appreso che l’Ente, incredibilmente, avrebbe concesso, senza dar luogo ad una procedura di evidenza pubblica, parte dei locali della mai nata stazione degli autobus ad una locale associazione di cacciatori».
La battaglia legale di Peruggi, rappresentato dall’avvocato Elio Cuoco, è cominciata quando ha chiesto invano un adeguamento del canone viste le mutate condizioni di fatto previste all’atto della sottoscrizione della convenzione, cioè la mancata operatività effettiva della stazione per gli autobus con annessa biglietteria e altre opere di completamento previste in progetto e mai eseguite. Nemmeno la richiesta di un accordo bonario, alla base del rinnovo della concessione e di un piano di rateizzazione del debito derivante dai canoni scaduti, ha cambiato le carte in tavola, tanto che il Comune due anni fa dichiara con un apposito provvedimento risolta la convenzione, ordinanza lo sgombero dei locali. Il primo punto è in favore dell’Ente davanti ai giudici del Tar di Salerno, provvedimento confermato dal Consiglio di Stato, dopo una prima sospensiva, motivando tra l’altro sulla «mancanza di una delibera del Consiglio comunale che avesse approvato il piano triennale della alienazioni».
Di recente, poi, l’imprenditore ha ricevuto dal Comune anche un provvedimento di decadenza della Scia, basata sul presupposto della perdita della disponibilità effettiva dei locali sede dell’attività commerciale, cosa in realtà mai avvenuta in quanto i locali non sono stati sgomberati e l’attività è ancora aperta. Ma la sorpresa più grande arriva proprio quando, racconta Peruggi, «ho scoperto che il famoso piano triennale delle alienazioni, contrariamente a quanto sosteniti in giudizio dall’Ente, era stato approvato dal Consiglio comunale nell’aprile del 2018».
E aggiunge: «La circostanza risultava davvero sorprendente per lo scrivente poiché dapprima il Funzionario del Servizio Patrimonio del Comune di Agropoli mi aveva rilasciato in epoca largamente successiva alla delibera di Consiglio Comunale di approvazione del Piano triennale delle alienazioni un’attestazione che certificava (falsamente) che il predetto bene fosse appartenente al patrimonio indisponibile dell’Ente e, successivamente, nel corso del contenzioso amministrativo, la difesa dell’Ente aveva allegato e sostenuto che il Piano de quo non fosse stato mai approvato dal Consiglio Comunale e che dunque fosse rimasto una mera proposta. Il Comune di Agropoli aveva sostenuto falsamente, artatamente ed impunemente l’inesistenza di una delibera del Consiglio Comunale che avesse approvato quel Piano così inducendo in errore l’Autorità Giudiziaria e provocando ingenti danni allo scrivente». Su questa vicenda, il gestore del Bus Bar ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica, procedendo di fatto anche a impugnare dinanzi al Tar il provvedimento di decadenza dalla Scia e per la revoca della sentenza del Consiglio di Stato in favore del Comune.
«Il falso ideologico commesso dai funzionari e rappresentanti dell’Ente, cioè sostenere che il bene immobile appartenesse al patrimonio indisponibile del Comune di Agropoli, ha tratto in inganno anche l’Autorità giudiziaria e dunque i responsabili dovranno rispondere anche di questo ulteriore illecito – conclude Peruggi – Purtroppo, la vicenda descritta è stata fonte di grandissima sofferenza per il sottoscritto che ormai da tempo è costretto a rincorrere i soprusi e le illegittimità commessi a suo danno dal Comune di Agropoli, con enorme dispendio di energie fisiche, psicologiche ed economiche. Ciononostante, lo scrivente confida ancora nella giustizia ed è certo che alla fine del tormentato percorso intrapreso otterrà la auspicata punizione dei colpevoli e l’integrale risarcimento dei danni subiti, che ammontano già a diverse centinaia di migliaia di euro come da apposita stima effettuata da un team di professionisti incaricati dal sottoscritto come consulenti di parte».
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