Viaggio nell’archeologia del Cilento con Paestum, Velia e i tesori meno conosciuti
| di Marianna ValloneTerritori di straordinaria bellezza naturale, ma anche di immensa ricchezza storica e culturale. Le terre del Cilento e Vallo di Diano, incastonate tra il mare e le montagne, sono state abitate fin dall’antichità e conservano testimonianze archeologiche che raccontano millenni di storia, partendo dai celebri siti di Paestum e Velia, fino ai tesori meno conosciuti, ma molto suggestivi, di Roccagloriosa, Caselle in Pittari, Sacco, Moio della Civitella e Policastro Bussentino. Il viaggio nella storia archeologica del Cilento non può che partire da Paestum, uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo. Fondata dai Greci con il nome di Poseidonia, Paestum è famosa per i suoi tre maestosi templi dorici: il Tempio di Hera, il Tempio di Nettuno e il Tempio di Cerere. Queste strutture, tra le meglio conservate al mondo, testimoniano l’eccellenza architettonica dei Greci e il fervore religioso che caratterizzava la città. Il sito non è solo una collezione di monumenti: gli scavi hanno portato alla luce anche la Tomba del Tuffatore, un raro esempio di pittura tombale greca, famoso per la rappresentazione di un giovane che si tuffa nell’aldilà, simbolo del passaggio dalla vita alla morte. Oltre a questo, il Museo Archeologico Nazionale di Paestum conserva una vasta collezione di reperti, tra cui ceramiche, affreschi e sculture, che testimoniano la vita quotidiana e la cultura dei suoi abitanti. Pochi chilometri a sud di Paestum si trova un altro gioiello della Magna Grecia: Velia. Fondata anch’essa dai Greci con il nome di Elea, Velia fu un importante centro culturale e filosofico. È nota soprattutto per essere la patria della Scuola Eleatica, fondata dal filosofo Parmenide, che con i suoi discepoli, come Zenone, rivoluzionò il pensiero filosofico dell’epoca. Tra le strutture più significative la Porta Rosa, un esempio unico di arco greco, e il quartiere delle terme, che rivela la cura per l’igiene e il benessere che caratterizzava la società greca e poi romana.
Spostandosi nell’entroterra cilentano, si raggiunge il sito archeologico di Roccagloriosa, che conserva testimonianze dell’antica civiltà dei Lucani, popolo che dominava il sud Italia prima dell’arrivo dei Romani. Le tombe principesche rinvenute in quest’area hanno restituito oggetti di straordinaria fattura, tra cui armi, gioielli e ceramiche, che testimoniano l’alto livello di artigianato e la ricchezza dei Lucani. Poco distante da Roccagloriosa si trova il sito di Laurelli, a Caselle in Pittari, che offre una prospettiva diversa sulla vita nel Cilento antico. Questa archeologica rappresenta un tassello fondamentale per ricostruire le dinamiche dei rapporti e degli scambi che, in epoca lucana, videro protagoniste le genti stanziate in quest’area. Più a sud, sulla costa, Policastro Bussentino, l’antico centro fondato dai Greci, e successivamente dominato dai Romani. Questo sito rivela la stratificazione culturale che ha caratterizzato la storia del Cilento, con testimonianze sia greche che romane. Il porto naturale di Policastro, situato in una posizione strategica lungo la costa tirrenica, ha favorito per secoli scambi commerciali e culturali, rendendo la città un crocevia di civiltà. Oggi, resti di edifici, strade e strutture portuali sono ancora visibili e offrono uno spaccato della vita in un centro commerciale dell’antichità. Infine, risalendo verso l’interno del Cilento, troviamo i siti di Sacco, Laurino e Moio della Civitella, con importanti insediamenti fortificati della civiltà lucana. Questi siti, situati su alture naturali, erano parte di un complesso sistema difensivo utilizzato dai Lucani per proteggersi dalle incursioni nemiche. A Moio della Civitella, in particolare, si possono osservare i resti delle mura che circondavano l’insediamento, testimoniando la grande capacità ingegneristica di questo popolo. Oltre alle fortificazioni, sono stati rinvenuti reperti di uso quotidiano che offrono uno spaccato della vita dei Lucani, un popolo che, sebbene spesso in ombra rispetto ai Greci e ai Romani, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del sud Italia.
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