«We are all investors», si suicida dopo aver investito su Robinhood
| di Redazione di Michele Gambardella – Consulente Finanziario abilitato all’offerta fuori sede
Tra l’11 e il 12 giugno del 2020, alle ore 03:26, Alex Kearns, ventenne del Nebraska, riceve una e mail dalla piattaforma di trading Robinhood. Seppe così di aver perso in Borsa e di avere un saldo negativo di 730 mila dollari! Tentò inutilmente di capire cosa fosse successo. Chiamò al call center ma ottenne solo fredde risposte registrate. Il giorno dopo una e mail di scuse. Si era trattato di un banale errore, un bug della piattaforma. In realtà aveva un saldo positivo per 16 mila dollari. Troppo tardi. Alex Kearns si era già tolto la vita gettandosi sotto un treno in corsa. Pensava di aver distrutto tutto. Di aver sbagliato irreparabilmente ha detto il padre del giovane. Quelli di Robinhood si sono detti devastati per la sua morte.
Robinhood, la piattaforma di trading più amata dai millennials americani, è solo una della tante. Queste piattaforme, dai colori accesi e suoni coinvolgenti, sembrano innocenti video games. L’impostazione è quella: più operazioni si fanno, più si sale di livello. E più livelli si acquisiscono più possibilità si sbloccano per gli investimenti. Permettono l’attività di trading ad utenti inesperti. We are all investors recita uno degli slogan più quotati dell’app. Tutto in autonomia, senza l’aiuto di consulenti. E tutto senza pagare commissioni. Come moderni Lucignolo, in nome della democratizzazione della finanza, promettendo facili guadagni, seducono migliaia di giovani. Come nel Paese dei Balocchi tutto è possibile. Con il trading diventare ricchi è facile e per giunta anche divertente. Basta giocare. Acquistare e vendere. E il suo scopo è esattamente questo: permettere a chiunque di investire nel mercato finanziario, anche senza avere a disposizione grandi fondi. Questo fenomeno non è nuovo negli USA. Nel 1999 milioni di piccoli investitori facevano trading online e molti di costoro operavano nel day trading. I siti e le tv finanziarie, con le dirette e gli esperti, rovesciavano un fiume incessante di dati finanziari e le persone pensavano di essere informate. Purtroppo sappiamo come è andata. Il crollo del Nasdaq, il mercato dei titoli della new economy, nel marzo del 2000, trascinò giù tutti i mercati mondiali. In tanti si ritrovarono con i risparmi andati in fumo.
Ma l’aspetto più interessante di questa vicenda è senza ombra di dubbio quella legata al fenomeno sociologico. Perché un giovane studente universitario, invece di pensare agli esami e al suo futuro lavorativo, pensa di arricchirsi giocando in borsa? Perché questo fenomeno sta dilagando tra i giovani? Perché poi il suicidio come risoluzione di tutti problemi? Ed infine c’è una questione etica. Perché permettere ai millenials inesperti di accedere al trading finanziario come se fosse un videogioco? Perché permettere che si indebitino con la leva finanziaria per amplificare i guadagni, ma anche le perdite? A queste e ad altre domande lascio volentieri il campo agli esperti. Io mi occuperò solamente della parte finanziaria della vicenda.
Alex Kearns, come tanti, forse inconsapevolmente, giocava in Borsa con le opzioni, strumenti finanziari ad alto rischio. Scommetteva appunto! Non investiva. Oggi, in questo particolare momento storico, dove il mondo virtuale sembra aver preso il sopravvento, è semplice cedere alle tentazioni del facile guadagno. Le Sirene sono tante. In questo periodo vanno di moda le cripto valute, il trading online è ritornato in voga, le azioni, quelle che salgono sempre, si acquistano senza capire il perché e soprattutto senza rendersi conto che il prezzo di mercato si è allontanato notevolmente dal valore che rappresentano. Si spera in sostanza che ci sia sempre qualcuno disposto ad acquistarli ad un prezzo superiore al proprio. Si spera appunto! Ma in finanza non funziona così, non ci sono pasti gratis. E, come diceva Benjamin Graham, quando ti offrono qualcosa che assomiglia ad un pasto gratis, parti dal presupposto che non sia gratuito a meno che non ti offrano delle argomentazioni convincenti, e poi verifica di nuovo. Si gioca al Lotto, alle carte, al casinò, all’ippodromo ma mai in Borsa! In Borsa prima si studia e poi si investe, non si gioca e soprattutto non ci si improvvisa. Non ci si inventa trader dall’oggi al domani. Fare il trader è una professione dura che richiede tanto studio e una ferrea disciplina. Chiunque può riuscirci una volta, per pura fortuna. Riuscirci abbastanza spesso è quasi impossibile. Cosa diversa è investire per degli obiettivi futuri, per soddisfare dei bisogni, dei progetti di vita. Quando si fa una buona pianificazione finanziaria, si fa un monitoraggio costante del portafoglio investito e si hanno degli obiettivi chiari e concreti da raggiungere gli eventi improvvisi e drammatici, ad esempio lo scoppio di una bolla finanziaria che è sempre dietro l’angolo, non generano panico, sconforto e voglia di vendere tutto per stare liquidi ed aspettare che la tempesta finisca. Si sa invece che essi rappresentano delle ottime opportunità di investimento. Si ha la consapevolezza e la serenità di capire che questi sono i momenti migliori per accrescere la propria ricchezza. Questo accade semplicemente perché abbiamo correttamente allocato le nostre risorse e abbiamo ben chiaro gli obiettivi da raggiungere, i bisogni futuri da soddisfare, le incertezze da cancellare.
Il suicidio è un atto estremo e incomprensibile. Alex Kearns non ha accettato di perdere, non è stato in grado di gestire l’enorme frustrazione di aver perso tutto, aveva bisogno di aiuto. Spero che il sacrificio di questo ragazzo serva da insegnamento per tutti coloro che inseguono facili guadagni e da monito per i Regolatori. Concludendo, usando ancora una volta le parole di Benjamin Graham, mi sento di dire soprattutto ai più giovani di investire in conoscenza perché è l’unica che frutta sempre i migliori interessi!
Nota bene La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione, non costituendo in nessun caso offerta al pubblico di prodotti finanziari ovvero promozione di servizi e/o attività di investimento né nei confronti di persone residenti in Italia né di persone residenti in altre giurisdizioni.
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